COMBATTIMENTO

Il combattimento sportivo

Parliamo di combattimento sportivo, ma che cos’è e come nasce? Se diamo uno sguardo a WIKIPEDIA troviamo la seguente definizione.

Sport di contatto dove due combattenti si affrontano corpo a corpo usando determinate regole di ingaggio per limitare eventuali danni fisici.

Quindi un confronto tra due persone che nel pieno rispetto delle regole e del loro avversario si affrontano cercando di applicare tutto il loro repertorio tecnico.
Già… teoricamente dovrebbe essere cosi, ma a volte capita di vedere due persone che infischiandosene altamente delle regole, cercano di distruggere totalmente il proprio avversario, fregandosene dei danni che possono causare tradendo quindi lo spirito della competizione e nel nostro caso dell’arte marziale che praticano, allo scopo di glorificare il proprio ego con la conquista di una misera medaglia o coppa che sia… perché accade questo?

Facciamo un piccolo rewind storico…

Fin dai tempi più antichi l’Uomo ha da sempre sentito l’esigenza di mettere alla prova il suo valore… le sfide tra individui della stessa specie appartenenti alla stessa razza o tribù erano all’ordine del giorno… prove di forza, agilità, abilità o velocità allo scopo di dimostrare il proprio valore e accrescere il proprio prestigio all’interno della tribù, conquistare la propria donna eccetera… Tutto questo è rimasto inalterato fino ai giorni nostri…

In epoche passate le sfide tra esperti delle varie scuole erano molto diffuse… perdere voleva dire far perdere il proprio prestigio alla scuola. Non di rado i combattimenti finivano con la morte di uno dei due contendenti e nel migliore dei casi con ferite più o meno gravi…

Con il tempo si è capito che questo non era il modo migliore per insegnare un arte e si sono adottate delle misure per preservare l’incolumità dei praticanti sia in allenamento che nei combattimenti veri e propri.

Si incominciò a trovare degli accordi sui regolamenti da adottare come il vietare di colpire determinati punti sensibili del corpo “es: genitali e la gola”.

Tuttavia i combattimenti erano ancora troppo cruenti… e fu così che un po’ dappertutto nel mondo, si adottarono concetti come il controllo dei colpi e si studiarono delle protezioni per il corpo allo scopo di minimizzare i danni.

Le nostre protezioni cosi come le conosciamo oggi le dobbiamo grazie a due personaggi molto importanti nella storia delle arti marziali… il primo fu Bruce Lee, che comincio ad usare per primo ufficialmente (almeno in occidente) quelle che erano le protezioni usate nel football americano adattandole per una pratica marziale.

In seguito quest’idea venne ripresa dal coreano Jonh Rhee praticante di Taekwondo che creò le prime e vere protezioni per quello che all’epoca si conosceva come Full Contact Karate, i guantoni invece furono addottati per la prima volta intorno al 1930.

Questa forma di combattimento che in seguito prese il nome di kick boxing ebbe grande successo, contagiando tutto il mondo delle arti marziali, infatti, tutte o quasi adottarono le protezioni sportive di questo sport adattandole o migliorandole a seconda della disciplina praticata.

In seguito, per proteggere ancora di più l’incolumità dei praticanti venne elaborata una forma di combattimento più leggera denominata Light Contact la quale prevede che i colpi vadano si indirizzati al bersaglio ma con controllo, in modo da preservare maggiormente i praticanti; attualmente il Light Contact è la forma di combattimento preferita dalla maggior parte delle scuole di arti marziali, visto che permette di applicare le tecniche in maniera decisamente più sicura.

 

La forma di combattimento vietnamita è definita Dao Tu Do che tradotto vuol dire semplicemente combattimento libero, in Vietnam si combatte usando tutto il repertorio disponibile, tecniche di ginocchio e gomito incluso, facenti parte del nostro bagaglio tecnico e che ogni praticante dovrebbe saggiamente studiare con attenzione.

Nel nostro paese il combattimento è suddiviso in più specialità che si differenziano in base al tipo di contatto:

Fighting ball
Il combattimento con le palline proposto nella categoria pulcini, è una disciplina di combattimento dove i due combattenti hanno l’obiettivo primario di portare per primo una pallina a segno nella pettorina. I due avversari si affrontano nell’arco di una ripresa indossando protezioni idonee a preservare la loro sicurezza. Le palline portate a segno ricevono un punto, vince l’incontro chi totalizza più punti al termine della ripresa. Le categorie sono le seguenti:

  • Pulcini = 5/7 anni compiuti
  • Ragazzi = 8/9 anni compiuti
  • Speranze = 10/12 anni compiuti

Stop point
Lo Stop-Point è una disciplina di combattimento dove due combattenti hanno come obiettivo primario portare un colpo a bersaglio utile. Nel Viet Vo Dao viene utilizzata per le categorie dai 10 ai 14 anni e dai 36 ai 45 anni. I due avversari si affrontano nell’arco di una, due o tre riprese (a secondo del tipo e dell’importanza del torneo) indossando protezioni alle mani e ai piedi. I colpi portati a contatto o al massimo a 2 cm. dal bersaglio, ricevono differenti punteggi a secondo della tecnica usata. I calci al viso e i colpi saltati, notoriamente più difficili da mettere a bersaglio, sono così incoraggiati a tutto vantaggio della dinamicità e della spettacolarità della gara. Vince l’incontro chi totalizza più punti al termine delle riprese stabilite.

Light Combat
È una disciplina di combattimento dove due combattenti hanno come obiettivo primario portare più azioni a bersaglio utile. I due avversari si affrontano scambiandosi vicendevolmente colpi senza interruzione, in un fluire di tecniche giudicate secondo il criterio della tecnica portata a segno con precisione, che in questo caso arriva senza esprimere tutta la sua potenza.
Gli atleti che indossano protezioni a mani e piedi, si affrontano nell’arco di due o tre riprese, privilegiando tecniche pulite portate a segno con precisione e controllo. Il Light Combat rappresenta il passo intermedio per arrivare ai combattimenti a contatto pieno. I colpi portati a contatto ricevono differenti punteggi a secondo della tecnica usata.

Le categorie sono le seguenti:

  • Junior 15-17 anni
  • Senior 18-35 anni

Full Combat
È una disciplina a contatto pieno che prevede il K.O.

Perché succede questo? Questa è una domanda che, almeno per quel che mi riguarda avendo l’onore di insegnare il combattimento per conto del mio maestro ho il dovere di pormi, in quanto la responsabilità che mi è affidata è grande, ovvero contribuire a formare il carattere delle persone che mi sono state affidate, si diventa formatori. Quando il tuo maestro ti chiede di insegnare una forma, una tecnica, o una semplice capriola ad un allievo più basso in grado; il modo di insegnarla, di trasmetterla, l’atteggiamento, specialmente se colui che ci osserva è un neofita, viene assorbito, quindi in un certo senso sei “in parte responsabile” dei suoi errori, del suo modo di fare. Stai educando una persona, parlo in primis per me. Quindi è importanza fondamentale l’educazione del carattere di un individuo, educare le persone al giusto approccio al combattimento. Ragazzi è un arte, il combattimento in tutte le sue forme è arte. Se non comprendiamo questo non progrediremo in nessun modo. Quindi prima di tutto per me capire chi ho davanti, le sue caratteristiche, i punti di forza le debolezze ma soprattutto il suo carattere è fondamentale.

MA che cos’è il combattimento sportivo?

Beh, ognuno di noi ha una sua personale visione di quello che è il combattimento, perché ognuno di noi lo vive in maniera diversa, ma guardandolo nella sua forma più semplice, senza mistificazioni varie, possa dire senza ombra di dubbio che:

1) Il combattimento in se è uno sport, un puro e semplice sport, ma nel nostro caso esso rappresenta una parte fondamentale della nostra arte marziale, quindi oltre ai valori fondamentali dello sport che poi vedremo alla fine dell’articolo abbiamo anche tutta quella componente filosofica e di ricerca personale che fa parte dello studio dell’arte marziale, ma non dovete mai dimenticare che alla fine è solo uno sport, io lo vedo come un gioco. Un gioco dove trova espressione tutto il mio essere, un esprimere e un conoscere un aspetto di me stesso, quindi giochiamo pure e poco importa se non riuscite ad agguantare quella benedetta medaglia, o se quel bell’imbusto vi frega sempre con quei suoi rompiscatole di calci rotanti che farebbero invidia a Son Gokuh “ma si quello del cartone animato di Dragonball”, l’importante è divertirsi. Tuttavia, questa non deve essere una scusa per non impegnarsi seriamente, date sempre il massimo solo cosi sarete soddisfatti di voi stessi qualunque cosa facciate.

Ricordatevi che un risultato di gara (combattimento o forma che sia), in sè, non è nè negativo nè positivo è solo un risultato. Siete voi che gli date una connotazione negativa o positiva, sta a voi decidere che valore e che importanza dargli, potete usarlo come trampolino di lancio per spingervi a migliorarvi oppure usarlo come scusa per rimanere ancorati nella vostra situazione attuale. Siate voi a decidere per voi stessi.

2) Il combattimento non è una rissa da strada: esattamente!!! È arte, tecnica, astuzia, ingegno, non una gara a chi colpisce più forte, è un confronto tecnico dove dobbiamo dimostrare tutta la nostra perizia nel combattimento, distanza, anticipo, finte eccetera. A molti tutto questo non importa, esso diventa allora un confronto tra chi ha l’ego più ingigantito, maggiore, si perché non sia mai che QUELLO LI possa vincere o addirittura possa anche solo arrivare a colpirmi no?

Poi se magari è un grado inferiore, mamma mia che figura ci faccio? Non parliamo poi di chi perde senza avere avuto la benché minima possibilità di dimostrare il proprio valore, che rabbia vero?

Saper affrontare questo fa parte del cammino di ogni buon praticante. Perdere un incontro non è un qualcosa da vedere in maniera negativa, anzi molto spesso è proprio quello che ci serve per trovare in noi la giusta spinta emotiva che ci permette poi di ottenere quella che secondo me è la vittoria più bella in assoluto, quella con noi stessi e quando avrete vinto voi stessi non ci sarà più nessuno che potrà sconfiggervi perché non ci saranno più avversari da battere.

 

 

 

Molti diranno: ”Si ok Francesco ciò che dici può essere giusto ma quando combatto perdo la testa non lo faccio apposta ma è più forte di me” oppure: ”mi cresce la tensione” e ancora: “sai la paura di farmi male” oppure ancora: “mi viene una rabbia e poi sono fatto cosi che vuoi farci?” e ancora: ”si ma quello picchia forte cavoli“.

Bene, posso solo dirvi che tutti questi atteggiamenti dimostrano solo che c’è ancora tanta strada da fare nel vostro/nostro cammino marziale, essi devono essere presi come dei segnali indicatori per migliorare se stessi, ancora una volta è un gioco, giocate non prendetelo troppo seriamente (con questo intendo di petto, sul personale, arrabbiandovi) usate le vostre mani i vostri piedi, fateli volare, muoveteli, divertitevi, ma impegnatevi, date sempre il massimo di voi stessi sempre non dimenticatelo mai.

In ultimo vi saluto lasciandovi con quelli che sono i valori universali dello sport e che ogni praticante dovrebbe fare propri, tra l’altro gli stessi valori delle arti marziali:

Get ready? FIGHT!!!!

Francesco Vigo C.N.1° DANG

  1. Lealtà
  2. Coraggio
  3. Tenacia
  4. Sfida ai propri limiti
  5. Senso dell’appartenenza
  6. Rispetto delle regole
  7. Rispetto dell’avversario
  8. Rispetto di sé stesso
  9. Fratellanza universale
  10. Spirito di sacrificio
  11. Determinazione
  12. Affidabilità
  13. Coerenza
  14. Costanza