CORSI BAMBINI

vvd-bambini

Le arti marziali in generale stanno diventando una passione sempre più popolare fra i bambini. Il fine ultimo di queste discipline non è quello di coinvolgere i più piccoli in veri e propri combattimenti, quanto quello di accrescere la fiducia in loro stessi e autostima.

In questa breve descrizione daremo un’idea di come si svolge l’allenamento del Viet Vo Dao e che cosa deve aspettarsi il tuo bambino. Gli allenamenti per i piccoli sono progettati e modificati tenendo conto della loro fase evolutiva e delle loro esigenze.
Il fine del Maestro è quello di trasmettere ai piccoli praticanti di acquisire sicurezza in loro stessi, imparare a riconoscere i pericoli tempestivamente e a porsi dei limiti dettati dalla disciplina praticata. Il rispetto e il coinvolgimento tra loro è fondamentale durante il percorso praticato.

La formazione vera e propria del Viet Vo Dao inizia, come anche per molte altre arti marziali, dai sei/otto anni di età. Prima di allora, nei bambini piccoli vengono allenate le abilità motorie di base.

Il Viet Vo Dao è particolarmente impegnativo, motivo per cui l’allenamento di base per i bambini ha successo solo se adeguato all’età del gruppo di allievi. Durante le lezioni, i bambini allenano i movimenti fluidi, la velocità di reazione e migliorano la motricità, imparano le cadute attraverso il rapporto diretto con il tatami. Anche la percezione del proprio corpo e le capacità cognitive ne trarranno beneficio.

Allenare regolarmente la sequenza dei movimenti, così come la forza, contribuisce a migliorare la tensione corporea, la postura dei piccoli vo sinh ma anche utile a disciplinare alcune regole di comportamento.

 

Tutti i corsi sono proposti alla pagina corsi/palestre; i documenti da redigere su modulistica

27/01/2013 Than Dong Treviso – Conferenza con Dott. Diego Gobbo

Più del 50% dei praticanti del VVD Veneto sono bambini e se i bambini partecipano alla vita del VVD è grazie alla pazienza e alla volontà dei loro genitori.

Si è sentita quindi l’esigenza di promuovere una serie di incontri con i genitori dei bambini per offrire loro degli strumenti di valutazione e di confronto riguardanti l’esperienza che i loro figli affrontano nel praticare un’arte marziale (AM), in questo percorso che va dall’infanzia all’adolescenza fino al raggiungimento della maggiore età.

Essendo un progetto in via sperimentale questo primo incontro metterà le basi per affrontare argomenti specifici prendendo spunto dalle richieste provenienti dai genitori stessi.

Il Dott. Diego Gobbo è un psicoterapeuta che pratica arti marziali dall’età di 6 anni e nell’ambito clinico si è sempre interessato allo sport e in particolare allo sport da combattimento.

È la prima volta che si rivolge a un pubblico di genitori perché solitamente è formatore per istruttori MGA di primo e secondo livello all-interno della FIJLKAM per insegnare tra le altre cose come diminuire l’ansia da combattimento durante le competizioni.

Relazione:

In questa occasione si cercherà di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti:
− quale vantaggio ha lo sport in generale, all’interno dello sport da combattimento e nella pratica delle AM
− la funzione del gruppo
− ruolo del genitore nell’agevolare o non la pratica nelle AM

Le AM sono discipline gerarchiche come le famiglie: abbiamo gli allievi che corrispondono ai fratelli, i Maestri che corrispondono ai genitori e i Maestri anziani che sono come i nonni.

Questo è importante perché in clinica le famiglie hanno un ciclo vitale in cui in alcuni momenti critici avvengono delle crisi e dei cambiamenti. Questi momenti corrispondono a nascite, morti, transizione da un ciclo evolutivo all’altro; voi stessi da coppia siete diventati genitori e quindi avete cambiato aspettative, ruoli, responsabilità, il bambino raggiunto i 6 anni ha iniziato ad avere bisogni differenti e così via a 12 anni nella fase dell’adolescenza. Queste sono fasi di transizione normali.

Una volta le famiglie erano piramidali; c’erano pochi anziani e tanti ragazzi. Il vantaggio era che a Natale nessuno riceveva nulla ma anche nessuno si aspettava nulla. Adesso le famiglie funzionano al contrario, a cono, pochissimi figli e tantissimi anziani. E quindi succede che a Natale i bambini ricevono moltissimi regali e lo svantaggio è che tutti si aspettano qualcosa da loro.

L’altro svantaggio delle famiglie attuali è che i bambini hanno pochi fratelli e poche possibilità di uscire quindi un limitato confronto con le altre famiglie e di fratellanza, scambio di opinioni, giochi comuni. Tutte le attività sportive creano questo legame, cioè degli ambienti ovviamente vincolati all’attività dove il singolo può avere degli scambi con le altre persone. La peculiarità delle AM sta nelle regole prestabilite, nella gerarchia che avviene non solo tra allievi e Maestro ma anche tra Maestro con altri Maestri di maggiore anzianità. Questa è una tradizione che ha origini culturali diverse nel caso del VVD è prettamente legata al Vietnam, e qui essendo in Italia queste tradizioni subiscono delle leggere modifiche di adattamento alla nostra cultura.

Le famiglie cambiano da una struttura all’altra quando cambiano i bisogni dei ragazzi o degli stessi genitori. Quando una famiglia passa questi stadi entra in una fase di CRISI (parola che deriva dal greco e significa CAMBIAMENTO) i ruoli all’interno dell’ambiente familiare si modificano.

Quando si diventa genitori il tema dominante è come accudire il figlio, quindi prendere degli accordi in merito e se la cosa coincide la coppia funziona bene altrimenti si creano tensioni magari non solo nella coppia ma anche con i rispettivi genitori.

Queste tensioni sono normali ma succede che queste tensioni vengono portate dai ragazzi nel loro ambiente sociale, a scuola o all’esterno o in palestra di AM. Il vantaggio delle famiglie allargate è proprio questo: in famiglia ricevo un modello di relazione e se questo modello funziona sono salvo ma se non funziona più modelli ho attorno più ho la possibilità di ovviare a delle problematiche. La palestra diviene un luogo dove si possono creare modelli sostitutivi.

Nei momenti di crisi i Maestri possono assumere funzioni genitoriali, non nel senso di sostituzione ma di supplenza di alcuni aspetti come l’accudimento o il confronto che in famiglia in quel dato momento non può avvenire.

Accade molto spesso che i ragazzi che frequentano le AM siano o molto timidi o agitati: ciò è provato statisticamente ma su studi condotti in America e non Italia dove si fa pochissima ricerca su questi aspetti.

Il vantaggio delle AM è che gli allievi entrano in contatto con altre famiglie e quindi con altri modelli. Inoltre, l’ambiente stesso diviene una famiglia alternativa, vicariata, e il Maestro fintanto che indossa la divisa per una sorta di rispetto deve passare attraverso l’aspetto culturale del suo stesso Maestro. Questo è il vantaggio delle AM.

 

Perché portare o allontanare un figlio dalle AM?
I bisogni dei bambini cambiano in base all’età. Fino ai 4 – 5 anni hanno bisogno di essere accuditi, protetti, dai 6 ai 10 anni i bambini imparano a entrare in società per cui è importante che si possano sentire uguali agli altri, il kimono stirato, la merendina, arrivare in orario a scuola, andare al compleanno di qualcuno con il regalo.

Quello che dico è vero a livello statistico quindi tutto va ponderato perchè ogni caso è individuale e necessita di una valutazione a sé.
Da 6 a 10 anni la funzione è quella di apprendere le regole sociali e il primo sentimento spesso è quello di provare un senso di vergogna.

Questo sentimento solitamente svela che all’interno della struttura familiare manca una figura di guida. Quando gli allievi arrivano in palestra e i Maestri si accorgono di questo senso di vergogna tendono a stimolare l’allievo a provare e lo accompagnano e lo accudiscono per superare questo disagio. Questa è un aspetto molto importante e utile anche se non può sostituire il genitore in toto.

 

Dagli 11 ai 13 anni la vita sociale diviene molto più concreta e si realizza attraverso l’oggettistica: figurine, scarpe uguali agli altri etc. Nell’adolescenza inizio a staccarmi dalla famiglia e mi introduco all’interno di un gruppo e per appartenervi ho bisogno degli oggetti. L’affiliazione mentale avviene successivamente dai 14 ai 16-17 anni.

Dagli 11 ai 13 le strutture delle palestre dovrebbero cambiare dando maggior attenzione all’oggettistica che non è solo simbolica ma crea un senso di appartenenza che prima non aveva senso ma ora è indispensabile. Un errore delle Federazione è spingere molto all’agonismo durante questa fase dell’età senza dare un’affiliazione mentale all’agonismo.

Fino ai 10-11 anni i bambini imparano per amore, lo si vede anche a scuola, se la maestra di matematica o di italiano è simpatica loro imparano altrimenti ci sono delle difficoltà. Quindi, dopo quell’età i bambini non fanno più AM per i genitori o il nonno o il maestro, ma deve divenire un bisogno interno e perché lo sia bisogna spostare l’asse non più sull’agonismo fisico ma sull’agonismo mentale.

Se da bambino avevo la paura e dai 6 ai 10 anni la vergogna dopo gli 11 se non ho un senso di appartenenza a un gruppo possiamo andare incontro a un vuoto o a un senso di smarrimento. Questo sentimento delle perdita è normale nell’adolescenza ma non è normale quando non permette una crescita. Quando un ragazzo sta isolato, non socializza, vuol dire che in quel momento gli sta mancando “un rispecchiamento delle funzioni” ovvero manca un confronto all’interno e all’esterno, non trova da nessuna parte un modo per rispecchiarsi.

Anche in questo caso, e questa è la differenza più importante tra AM, sport da combattimento e altri sport, il Maestro fa funzioni genitoriali e deve andare al di là della tecnica e il comportamento che assume deve essere coerente con quello che dice.

Come tutte le arti l’AM presuppone uno sviluppo artistico individuale e il vantaggio è che non si cerca la perfezione della tecnica in se stessa ma la perfezione introiettata in base alla persona. L’esecuzione di una forma o quyen si raggiunge con un grado di maturità prima individuale poi agonistico. Questo è il motivo per cui giovani allievi che possono essere tecnicamente bravissimi ma se non hanno aspetti interni vissuti non riescono ad esprimere alcuni passaggi delle forme.

é I quyen hanno due aspetti: quello interno dovuto al fatto che faccio dei movimenti che simulano un combattimento, ma poi c’è l’aspetto para-negativo che sono le tecniche nascoste cioè i movimenti dell’altro per i quali io faccio questi movimenti. Questo è l’aspetto che introduce l’arte.
Succede che gli allievi o figli o nipoti, hanno delle richieste, delle aspettative, delle proiezioni.

Le richieste sono, voglio fare questo, quello, andare al trofeo etc, le aspettative sono che ci sia una rispondenza da parte dell’adulto in base all’età, in base al suo sviluppo, in base alla famiglia di provenienza, in base alla palestra di appartenenza, perché i Maestri sono diversi.

Poi ci sono le proiezioni cioè io diventerò, io sarò, io farò etc. Quando le richieste divengono conflitti cioè invece di cercare il dialogo il ragazzo/a si impone, ci si deve preoccupare perchè significa che da qualche parte qualcosa non funziona.

Premessa, con i figli non bisogna essere perfetti al 100% perché è impossibile e faticosissimo e bisogna ricordarsi che esistono le proprie esigenze, quelle della coppia e del figlio, bisogna trovare il tempo per tutti e tre, però è necessario che per il 70% siate coerenti con loro.

Se ciò avviene il figlio avrà una buona immagine dei suoi genitori. Se i genitori sono perfetti il figlio non può mai sbagliare ed è una bella fregatura. Se come genitore ho delle aspettative devo trattenermi e spingere quelle che ha il figlio altrimenti creo delle incompatibilità.

A un Maestro può capitare in palestra un allievo che invece di essere felice e contento tende a comportamenti asociali e scontrosi ed è chiaro che ha scelto quell’attività non per sé ma per volontà dei genitori. Con questo allievo il Maestro dovrà aggiustare il tiro e il genitore dovrà capire che la realizzazione personale non può passare attraverso il figlio.

Le proiezioni portano a galla delle verità, i genitori si aspettano una risposta adeguata e il figlio risponde completamente all’opposto.
La funzione della palestra è quella di vicariare le varie componenti familiari. Più modelli di riferimenti io ho più mi salvo perché posso scegliere tra varie possibilità.

L’altro vantaggio della praticare le AM è l’inoculazione da stress cioè durante il combattimento, durante le forme o durante gli stessi allenamenti, succede che il livello di stress delle persone aumenta perché devono avere una prestazione che viene valutata e confrontata. L’efficacia personale aumenta così pure l’autostima perchè ogni volta che ho un confronto con un mio pari posso emergere.

I Maestri devono cercare sempre di porre a confronto allievi paritetici altrimenti possono provocare dei danni: se il confronto avviene con livelli nettamente superiori non avrò alcun senso di inefficacia ma ciò accade se ciò avviene con livelli appena superiori o inferiori. In alcune discipline per ovviare a questa problematica hanno istituito la regola che nessuno lascia il tatami se almeno non ha vinto una volta.

 

Oltre al senso di auto efficacia abbiamo la fiducia del sé. L’intelligenza è basata su 6 abilità verbali e 5 abilità non verbali ed è luogo comune valutarla solo sugli aspetti verbali cognitivi. Le AM permettono di sviluppare gli aspetti non verbali cioè favoriscono la trasmissione delle emozioni, dei comportamenti e dei vissuti attraverso la componente corporea, il contatto con l’altro e con il suolo. Ma c’è anche un altro aspetto molto importante che è il controllo: non posso fare quello che voglio al mio avversario ma ci sono delle regole prestabilite da rispettare.

E’ luogo comune pensare o temere che chi fa AM possa essere violento al di fuori della palestra. Tutti gli psicoterapeuti e psicologi sanno benissimo che chi ha lavorato molto sulla disciplina e il controllo come nelle AM mediamente all’esterno della palestra non diventa un picchiatore. Se io so che ho certe abilità non devo dimostrare a nessuno che so combattere.

La struttura è importante perché se i Maestri e gli allievi anziani della palestra fanno funzioni genitoriali e hanno comportamenti corretti e coerenti dentro e fuori dalla palestra, nel momento in cui l’allievo si stacca dalla famiglia e trova nella struttura un nuovo tipo di organizzazione, per appartenervi deve appartenere a un sistema di comportamento. Mediamente gli allievi violenti appartengono a palestre violente quindi è consigliabile verificare le attitudini del Maestro e se è coerente è un valore aggiunto. Il vantaggio del linguaggio non verbale e del combattimento è aumentare il senso del valore personale, del sé e avendo a che fare con un sistema culturale diverso l’allievo può portare delle novità all’interno della famiglia di appartenenza.

I genitori devono cercare di fare figli che siano diversi da loro: da loro devono ricevere i valori e le guide etiche e morali ma poi lo sviluppo deve seguire le inclinazioni personali che se coincidono con quelle del genitore creeranno un bel confronto, ma secondo alcuni criteri la differenziazione è più vantaggiosa.

L’altro vantaggio presente nelle AM è il confronto con le armi, con l’oggettistica e quando viene data in mano un’arma a un allievo vengono insegnate delle norme morali di comportamento per responsabilizzare sul loro potenziale pericolo.

 

Domande dal pubblico:

Molte volte a scuola gli insegnanti invitano i genitori a far fare sport di di squadra come la pallavolo che permettono una migliore socializzazione. L’AM è diversa perché è molto individuale e crea una differenza su questi aspetti?

All’inizio dicevo che tutti gli sport attraverso il movimento stimolano la socializzazione, lo stare assieme e le AM non sono escluse sotto questo aspetto, l’importante è far fare in tutti i casi quello che piace al bambino.

Il vantaggio delle AM è che gli allievi sono tutti in kimono, quindi sono tutti uguali e per le ragazze nel periodo della pubertà il kimono da la possibilità di celare le trasformazioni in atto nel fisico dando una certa uniformità e questo le rende invisibili e uguali agli altri e dal punto di vista della socializzazione il livello è identico come in tutti gli altri sport.

Se vostro figlio fa AM lo fa perché tendenzialmente piace a lui o perché piaceva a voi e quindi lo avete portato ma la differenza tra praticare uno sport o le AM sta su un altro aspetto: dopo gli 11 anni si entra nella cultura delle AM con tutti gli aspetti etici dovuta alla cultura del paese di origine e morali che è identica in tutte la AM.

Mentre lo sport tende all’agonismo fine a se stesso o semplicemente al fare del movimento, l’AM diviene una filosofia di vita e permette di scegliere quando entrare. Questo è un vantaggio che appartiene a tutte le arti che sono una forma di espressione dell’individualità. Quindi dal punto di vista della socializzazione l’ AM è identica a qualsiasi altro sport di gruppo.

Nel calcio è la squadra che lavora e spinge il singolo, nell’AM l’allievo è in quadra ma ha un’esposizione individuale forte, non può nascondersi.

C’è un motivo particolare per cui capita che mi trovo a insistere a far fare a mio figlio delle attività e lui fa delle resistenze ma poi quando le ha fatte è contentissimo? Va bene fare così?

Fino ai 5 anni è giusto fare così, comandate voi, i bambini hanno bisogno di una figura guida che li rassicuri e che sia in grado di capire qual è il bene loro.
Dai 6 ai 10 anni ancora comanda il genitore ma in modo differente anche se dipende dalla maturazione psicologica del bambino. Fino a prima della pubertà sono ancora i genitori a dare delle regole ma si inizia ad ascoltare le idee.

In questa età tendono a voler fare gli stessi sport o le stesse AM del loro gruppo di appartenenza per cui se il gruppo fa calcio tutti vogliono andare a fare calcio. In quel caso come vi comportate?

Dovete capire che cosa è più importante per voi, che faccia indistintamente uno sport o che faccia AM? Quindi, è importante interagire capendo il perché della scelta e richiedere una costanza nella frequentazione dell’attività. L’imposizione è errata.

Dagli 11 ai 13 anni non bisogna più imporsi perchè iniziano ad essere dei giovani adulti in casa e bisogna cercare di dialogare con loro sulle motivazioni proprie e del figlio.

Dai 14 anni in su non dovrebbero essere più i genitori a spingere ma i figli a fare delle richieste. Quindi all’inizio vale la pena spingere il proprio figlio a fare le AM perchè il figlio è in una fase dove si affida al genitore.

Se ci sono delle resistente in questo o la vostra modalità è inadeguata o entra in conflitto con aspetti triangolari di alcuni elementi della famiglia. Se la coppia funziona e avete delle idee stabili su quello che volete i figli seguono senza resistenze.

 

Qual è la strategia migliore da attuare per contenere un comportamento che può essere troppo aggressivo o resistente all’accettazione della disciplina?

Le tecniche sono moltissime e di diversi orientamenti clinici. Non esiste una risposta univoca perché la differenza individuale è enorme. Bisogna capire l’età, i bisogni della persona e non dell’allievo, capire perchè ha quel comportamento e poi andare a lavorare sul contesto.

Se un ragazzo manifesta agitazione, violenza o qualunque altra cosa bisogna riconoscere il suo comportamento e fargli sapere di averlo notato.

Bisogna trovare delle strategie per contenere il comportamento nel gruppo e poi si trova un modo per parlargli individualmente e non di fronte al gruppo per un senso di auto efficacia e autostima. Per affrontare queste situazione ci vuole un po’ di esperienza e studio.

Di solito se un ragazzo è violento in palestra, sta esteriorizzando tensioni che solitamente sono in ambito familiare o è successo anche un caso che provenissero dall’ambito scolastico.

E’ chiaro che come insegnante di AM non ho il ruolo per intervenire ma ci si può attivare a segnalare la cosa appoggiandosi a persone competenti che possano intervenire.

Non bisogna comunque permettergli di essere violento o agitato e non bisogna arrivare a sopprimerlo attraverso una azione autoritaria.

Il Maestro deve essere autorevole altrimenti crea un distacco e un danno maggiore. Di tecniche ne esistono a centinaia: se due sono in conflitto e trovano un nemico esterno riescono ad unirsi contro il nemico esterno, questo permette di convogliare l’aggressività.

Se lui è il Maestro e io sono l’allievo problematico se lui riesce a convogliare su di sé l’aggressività, essendo un contenitore migliore degli altri, permette di arginare l’ansia per poi successivamente elaborarla, sempre se siamo in un ambito di normalità e non di patologia.

Come si può aiutare il proprio figlio ad esprimere più personalità all’interno del gruppo?

Bisogna vedere il temperamento del ragazzo, l’esperienza pregressa di quello che ha fatto e soprattutto bisogna fidarsi di lui, e questo è un ambito delicato che richiederebbe ore di lezione.
Comunque, devo dare a mio figlio un senso di efficacia, devo fargli sentire che non è il risultato che conta ma quello che prova per raggiungerlo, dopo di che vado a rinforzare quello anche se ha fatto un disastro.

Se ci sono aspetti problematici particolari, si possono sempre utilizzare Maestri e anziani e attivare un percorso graduale, un step by step, facendo fare al ragazzo cose molte semplici e via via più complicate fino a che ad un certo punto “gli si toglie le rotelle dalla bicicletta e, se non se ne è ancora accorto, gli si fa notare che sta andando via senza rotelle”.
Questo è l’unico metodo veramente buono nella consapevolezza che si cresce a velocità differenti, per cui ci sono ragazzi di 8 anni molto più acuti ma non vuol dire che lo saranno per tutta la vita, può darsi che si fermino lì e vengano superati dagli altri.
Quando è che si cresce? Quando siamo in situazioni di crisi e ovviamente queste devono essere ponderate in base all’età: mia figlia ha 90 giorni e la sua crisi è che deve mangiare e non può tollerare oltre i 5 minuti, il Maestro può saltare tre pasti e non andare in crisi e le sue crisi magari sono su altri aspetti della sua vita.

I genitori devono pensare all’esperienza che hanno avuto e livellare il figlio in base a quello cioè, la stima deve essere un pò più alta ma non tanto. Se le pretese sono troppo elevate si crea un danno o crea un resiliente.

Ho una figlia di 11 anni a cui piace praticare il VVD e in famiglia abbiamo sempre amato le AM ma ultimamente non ha più stimoli ad andare in palestra, forse con quel gruppo o con quel Maestro, da che cosa nasce e come mi devo comportare?

Fino ad ora la figlia ha fatto le cose che il padre l’ha invitata a fare praticando con successo le AM e lei si è sentita bene perché leggeva nei suoi occhi l’orgoglio.

Ora sta entrando in adolescenza e vede i genitori che si amano e si vogliono bene e si accorge che non potrà avere quel tipo di amore se non si trova un’altra persona, perché l’amore si fa in due.

Quindi, è in una fase in cui si deve differenziare dalla sua famiglia di origine e individuarsi: ognuno di noi ha caratteristiche fisionomiche, fisiologiche, comportamentali che avvengono nella famiglia di origine però allo stesso tempo abbiamo una propria personalità.

Quando ci si confronta in continuazione con la famiglia si arriva a differenziarsi. Quando conosco una persona trovo dei punti in comune ma anche delle differenze. Un ragazzo o una ragazza di questa età deve individuarsi e differenziarsi e per fare questo tante volte non fa più quello che è stato fatto fino ad ora.

Quindi, non può più fare l’AM come forma di amore verso il genitore ma deve iniziare a capire che se fa AM è una scelta individuale e i genitori devono accettare tutto in ogni caso. In questo momento è estremamente utile affidare la ragazza ai Maestri, che non sono i genitori, in modo che possa trovare non un’espressione della familiarità ma una scelta individuale.

 

Il dialogo è fondamentale e il rendersi disponibili a supportarla nell’attività in base alle sue richieste, fare un po’ di più quello che vuole lei. Questo porta a un cambiamento mentale sul perché si fa AM.

Infatti, il limite delle AM sta proprio in questa fascia d’età dai 13 anni in su, che è un po’ abbandonata a se stessa.
È la fase in cui di solito i ragazzi abbandonano e poi magari ritornano a praticare AM in età più adulta quando sono sufficientemente differenziati e si possono permettere di fare una cosa che gli piaceva ma sanno che lo fanno proprio per loro. I genitori cosa possono fare? Possono agevolare da subito questa espressione individuale dei figli.

Conclude il M° Maurizio Foschi: il ruolo dell’insegnante è molto importante, è importante il dialogo che si instaura tra Maestro, allievo e genitori.

Il Maestro non è il genitore, perché vede l’allievo due ore la settimana e il suo ruolo è trasmettere gli insegnamenti dell’AM ma sicuramente dialogare con il genitore aiuta a svolgere il suo ruolo nel migliore dei modi.

Il VVD si prefigge di instaurare con i bambini un rapporto amichevole e di rispetto. Parlare ai bambini di filosofia non ha senso ma insegnare le buone norme di comportamento e il significato del saluto è molto importante perché in seguito li porterà a comprenderlo e ad aiutarsi l’uno con l’altro.